Gli Istituti Ospedalieri Bergamaschi offrono il loro contributo lavorando in prima linea nella battaglia quotidiana contro l’emergenza coronavirus. Grazie al personale medico, a terapie sempre più efficaci e a speciali iniziative come la musica nei reparti, gli Istituti Ospedalieri Bergamaschi sostengono la lotta contro il coronavirus.
Gli Istituti Ospedalieri Bergamaschi (Policlinico San Marco e Policlinico San Pietro ), fin dall’inizio dell’emergenza coronavirus, hanno progressivamente riorganizzato l’attività, riconvertendo interi reparti all’assistenza e alla cura dei pazienti affetti da COVID-19 . Nello stesso tempo, per fronteggiare le crescenti richieste del territorio, hanno più che raddoppiato i letti di terapia intensiva. La riconversione ad ospedali COVID-19, che è avvenuta tempestivamente e in tempi rapidissimi man mano che l’afflusso dei pazienti aumentava, ha riguardato le degenze, le postazioni di Terapia Intensiva, ma anche l’approvvigionamento di dispositivi, attrezzature, ventilatori Cpap, ossigeno e l’intera organizzazione degli ospedali.
INSIEME IN UN FRONTE COMUNE
Questo sforzo di riconversione, importante e continuo, è stato realizzato grazie all’impegno senza sosta del personale amministrativo, medico e sanitario e al lavoro di squadra tra i diversi uffici e reparti.Tutto il personale medico, infermieristico e sanitario, nelle settimane dell’emergenza, è stato dedicato alla cura dei pazienti COVID-19 e tutti - dopo essere stati adeguatamente preparati – hanno lavorato fianco a fianco, instancabilmente e con grande dedizione per garantire la miglior assistenza ai malati. Chirurghi, ortopedici, urologici, cardiologi, fisiatri si sono messi a disposizione per lavorare insieme agli internisti e intensivisti creando così un fronte comune nella lotta contro il virus.
Tre le tipologie di pazienti curati nei due Policlinici:
● pazienti con sintomi respiratori non gravi in degenza normale;
● pazienti con sintomi respiratori più severi che respiravano autonomamente ma necessitavano di con cure semi-intensive in posti letto attrezzati con sistemi di Cpap e monitoraggio (la Cpap è una terapia ventilatoria in cui i pazienti respirano all’interno di un casco trasparente in cui si crea una pressione positiva che mantiene gli alveoli polmonari sempre distesi, favorendo così la funzione polmonare).
● pazienti con sintomi respiratori gravi che necessitavano di intubazione e di cure intensive in Terapia Intensiva.
DALLE PRIME AVVISAGLIE ALLA TREGUA
“Era fine febbraio quando hanno cominciato ad arrivare dei pazienti, persone anziane, tutte con lo stesso tipo di sintomi, tutti con una grave polmonite. Da lì, nel giro di poco abbiamo avuto la consapevolezza della gravità della situazione: abbiamo trasformato il pronto soccorso e tutto l’ospedale per accogliere questi malati. Abbiamo rinviato tutto quello che si poteva rinviare, dimesso tutti i pazienti che si potevano. E abbiamo ricavato 180 posti letto per malati di Covid-1” racconta Paolo Serboli, responsabile del Pronto Soccorso del Policlinico San Pietro. “Ora che l’emergenza sembra dare tregua, è importante continuare però a seguire le indicazioni, come portare la mascherina e lavare bene le mani. Serve prudenza e senso di responsabilità da parte di tutte le persone. Solo così andrà sempre meglio”.
LA RICERCA CONTINUA DI CURE SEMPRE PIÙ EFFICACI
“Dopo la fase iniziale, con il passare del tempo abbiamo gradualmente imparato a conoscere questo virus, le sue conseguenze non solo respiratorie ma sistemiche e abbiamo messo a punto protocolli terapeutici sempre più efficaci, utilizzando anche in associazione farmaci diversi” racconta il dottor Andrea D’Alessio, responsabile dell’unità di medicina interna e oncologica del Policlinico San Marco. “All’inizio di questa epidemia, avevamo pochi dati scientifici, per lo più raccolti dall’esperienza dei medici Cinesi; ci trovavamo di fronte a molti pazienti di cui una buona parte con sindromi respiratorie acute gravi. Avevamo poco tempo per capire e decidere. In mancanza di dati scientifici, abbiamo utilizzato i dati di esperienze condotte su piccole casistiche. Abbiamo così sviluppato protocolli, basati sulla pratica clinica, per tentare di arginare l’infezione e la sua sindrome sistemica letale in una ampia fetta della popolazione. Oggi l’obiettivo della terapia è trattare, con farmaci diversi (idrossiclorochina, FANS o cortisone, eparica, Ruxolitinib etc.) le due fasi della malattia: la prima virale e la seconda infiammatoria. E i risultati sono davvero incoraggianti”.
LA VITA NON SI FERMA
Anche in un momento delicato come quello dell’emergenza COVID-19 , al Policlinico San Pietro l’attività del punto nascita non si è mai fermata e a tutte le future mamme è stata garantita la possibilità di far nascere il proprio figlio in sicurezza. “In questa situazione di emergenza il reparto di ostetricia del Policlinico San Pietro ha mantenuto tutti i servizi per le mamme in attesa, assicurando la continuità del servizio ambulatoriale, sia di visite ostetriche sia di ecografie ostetriche” osserva Stefania Brivio, maternity manager del Policlinico. “Abbiamo offerto anche la possibilità (previa disponibilità) alle gravide assistite da altre strutture sanitarie, di accedere ai nostri servizi per garantire la continuità assistenziale del percorso nascita. Tutto questo è stato possibile stabilendo alcune regole comportamentali aggiuntive a quelle precauzionali già note. Inoltre, abbiamo assicurato alla futura mamma la possibilità di avere accanto a sé una persona di riferimento durante il travaglio e il parto, consapevoli dell’importanza che l’evento nascita ha per la coppia”. Anche il Pronto Soccorso ostetrico-ginecologico non hai mai interrotto la sua preziosa e indispensabile attività. “Il nostro pronto soccorso ostetrico attivo h24 e 7 giorni 7, è autonomo e ha un percorso dedicato. In questo modo abbiamo potuto garantire la massima sicurezza per mamma e bambino”. Tutto questo è stato possibile grazie alla professionalità, la determinazione e l’impegno costante che ciascuno dell’equipe di ginecologia e ostetricia, medici, infermieri, ostetriche, ha dimostrato, anche nei piccoli gesti, come un semplice sorriso donato in questi giorni difficili.
MUSICA NEI REPARTI COVID PER REGALARE UN PÒ DI SOLLIEVO
Un reparto COVID-19 e una terapia sub intensiva sono attivi con le loro tecnologie 24 ore su 24 ore: i rumori di questi ambienti accompagnano i pazienti senza interruzioni, ma grazie alla “musicoterapia ” è possibile renderli più accoglienti e offrire un po' di sollievo. Così al Policlinico San Marco, per la prima volta in Italia, è stato attivato un progetto di filodiffusione, in una gara di solidarietà che ha visto coinvolti medici, amministrazione, tecnici e due aziende, il colosso dell’arredamento Ikea ed un’azienda bergamasca (la Spider Linee Vita) che hanno donato le apparecchiature. L’idea è partita dal dottor Nicola Sertori, giovane medico trentatreenne, che per settimane è stato il responsabile facente funzione del reparto sub intensivi del Policlinico San Marco. Un’intuizione immediatamente raccolta dall’amministratore delegato dell’ospedale, Francesco Galli. “Nei giorni scorsi mio padre è stato ricoverato nel mio reparto per COVID-19 e poiché ama la musica volevo fargli sentire una canzone, in stile blues e country” racconta il dottor Sertori. “È stato lì che la mia attenzione si è spostata su ciò che si sente nel reparto, ovvero il frastuono dei respiratori, le ruote dei carrelli che cigolano, il suono delle apparecchiature elettroniche che garantiscono la sopravvivenza dei ricoverati. Rumori che sentono sia i pazienti sia noi operatori. Ne ho parlato prima con il mio primario, Andrea D’Alessio, che ha appoggiato questa idea, e poi all’amministratore delegato che l’ha subito sposata con entusiasmo” conclude il dottore. Dopo il Policlinico San Marco, dove il progetto è stato accolto con entusiasmo sia dai pazienti sia dai medici, infermieri e operatori sanitari, il progetto è stato esteso anche al Policlinico di Ponte San Pietro e al Policlinico San Donato di Milano.